All’età di 29 anni, quando d’altronde hai vicino persone in procinto di diventare mamma e papà, pensi che il giorno della Festa del papà sia normale dare un messaggio di augurio anche e soprattutto a quei papà diventati tali da poco.
Ma quando, esattamente, si diventa papà?
Io credevo che così come quando una donna è incinta la si può considerare mamma, lo stesso vale per un papà. Invece sono stata indotta al dubbio e corretta: non si fanno gli auguri se ancora il bambino non è nato.
Ho però pensato: “non è già vita, quella che si trova e prende nutrimento nella pancia”? Lascio cadere questo discorso: ognuno fonda le proprie idee su qualcosa e le mie in questi giorni hanno avuto sostegno dalla lettura del libro di Simona Argentieri, Il padre materno.
L’Argentieri, facente parte dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi e dell’International Psycho-analytical Association, introduce la sua analisi riportando il ricordo di un quadro, dall’autore ignoto, proveniente dalla casa di campagna dei suoi nonni e raffigurante Giuseppe che si prende teneramente cura di Gesù mentre Maria è seduta ai piedi del focolare e assorta nella lettura. Si tratta di un’immagine inconsueta che ho associato a quella girata sui social network lo scorso Natale, “facciamo riposare mamma”: finalmente la madre può dedicarsi alla propria tranquillità, mentre padre e figlio si intrattengono con vivacità e naturalezza.
Siamo tutti stati abituati all’immagine di un Giuseppe mite, quasi una comparsa: d’altronde anche il mestiere che esercitava era modesto. Nelle Natività compare come un personaggio accessorio, con gli occhi bassi e in disparte, non partecipa all’azione.
Potrebbe suscitare un sorriso divertito e un interesse incredulo ma, durante una gravidanza e un parto, anche un padre è in attesa e in travaglio. Nonostante i cambiamenti di costume occorsi negli ultimi anni, però esiste ancora un aggravato e diffuso stereotipo di chi vorrebbe i futuri padri procacciatori di cibo e non di debolezze affettive.
Invece, i nuovi padri o coloro che sono in procinto di diventarlo, possono provare tenerezza, desiderio di protezione e altri sentimenti, pure più complessi: per esempio, potrebbe avere l’impressione di essere escluso dalla relazione di coppia durante l’attesa o in seguito all’arrivo del figlio.
Un buon padre non viene sopraffatto da questi sentimenti: tollera questa esclusione e continua a partecipare alla relazione. Esterno sì alla coppia madre-bambino ma non estraneo anzi, la sua figura è necessaria in quanto egli è il primo contatto attraverso il quale il bambino viene introdotto nella realtà, determinando così anche spazi maggiormente autonomi alla madre.
Se la madre deve contenere il figlio, il padre a sua volta deve contenere e sostenere lei.
Su pressione dell’Unione Europea, in Italia, il congedo parentale, è stato introdotto solo nel dicembre del 2012.